Efessio  Mafrozzi
L’autore di quest’opera vuole apparire con lo pseudonimo di Efessio Mafrozzi. In CHIAMATEMI EFESSIO” cerca di spiegare come la vita lo abbia messo a dura prova nelle proprie emozioni, trasformandolo in ciò che non vuole essere. Efessio, infatti, si sente diverso; la sua sensibilità non è accettata. Per questo, Egli non ha visto altra via che il rifugiarsi nel rancore. L’intento di Efessio è quello di testimoniare come nessuno debba diventare come lui. Efessio vuole usare questo suo “decadentismo” come leva, per invitare le persone a sorridere sempre, per non diventare come lui. Dietro quel suo decadentismo, infatti, si nasconde un ottimismo, ormai sepolto sotto la coltre di desolazione interiore. La tristezza, infatti, letta “al contrario”, rappresenta il più grande inno alla vita, perché è un grido di aiuto… La richiesta di aiuto nel voler continuare a vivere. Efessio Mafrozzi sceglie di mostrarsi così com’è. La sua linea di pensiero la si potrebbe definire “decadente ottimismo”. Tale caratteristica viene, altresì, espressa nel suo aspetto fisico: il viso, volutamente celato da una “maschera bianca”, che simboleggia la tristezza dalla quale ognuno di noi deve rifuggire. Il cappotto scuro, poi, è il simbolo di un colore che un tempo era vivace. Inoltre, lo contraddistingue un’espressione, ossia un “Ahhhhh”, che definisce la sua risata (ma tale non è, appassita nella tristezza), con la mano contratta rivolta, assieme al viso coperto da quel bianco, verso l’alto… La sua richiesta d’aiuto, perché quell’espressione torni ad essere una vera risata. Una caratterizzazione esteriore, che potrebbe persino appare grottesca. Ormai, ad Efessio non importa più niente di questo, anzi. Egli ha perso le speranze di recuperare l’aspetto di un tempo. Nel lettore che “ascolta”, potrebbe nascere la domanda del come Efessio possa riuscire ad infondere ottimismo, visto che egli stesso ne ha perso le speranze. La risposta di Efessio vuole essere proprio questa, ossia tramutare la desolazione, che si può percepire di se stessi in ottimismo. Il suo monito finale è solo uno. Nessuno diventi come Efessio.

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