Fondamenti intellettuali e giuridici della parità di genere in Europa
di Andrea Volpe
ISBN: 978-88-5516-693-5
Formato: eBook
Genere: Saggio politico
Collana: Officina delle idee
Anno: 2020 - Mese: dicembre
Pagine: 174


9,80 €
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Sintesi

Sin dagli albori del progetto d’unificazione del continente europeo, la storiografia dedicata a questo argomento ha concentrato la propria attenzione principalmente sull’evoluzione economica, politica e istituzionale dell’Europa, trascurando quelli che sono stati i risultati registrati dall’UE sul fronte delle tematiche sociali, con particolare riguardo alla condizione della donna. La storia d’Europa si fonda su radici comuni quali la cultura greca, il diritto romano e la religione cristiana. Questi tre elementi formano un’identità comune dei popoli europei; l’espressione principale di tale identità sono i diritti umani, argomento che si è imposto quale fondamento imprescindibile dell’ordine europeo.

L’esperienza del liberalismo, dottrina impostata sulla difesa dei diritti naturali dell’individuo quali il diritto alla vita, alla salute, alla libertà e alla proprietà privata gettò le basi per una prima, ampia formulazione dei diritti umani cosiddetti di ‘prima generazione’, che comprendeva essenzialmente i diritti civili e politici. Essi trovarono un’inedita e vasta elaborazione nella ‘Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino’ del 1789 che rappresentò il fulcro della Rivoluzione francese. I diritti sociali, economici e culturali trovarono spazio nella Dichiarazione universale dei diritti umani delle Nazioni Unite del 1948, testo che ha rappresentato il vero fondamento per la garanzia del principio dell’uguaglianza di genere a livello globale.

La CEE, scaturita dai trattati di Roma del 1957,fu la prima organizzazione della storia a nascere con il preciso scopo di garantire la protezione dei diritti della persona in quanto tale. La Comunità europea si segnalò infatti sin dal principio come promotrice di valori che avevano piena attinenza con la vita dell’uomo in quanto partecipe di una comunità nella quale godeva di un diritto di parità rispetto agli altri membri. Fu per primo Winston Churchill, in un discorso del 1948, ad auspicare che il movimento per l'unità europea rappresentasse una forza positiva nel mondo, derivando la sua energia da una comune appartenenza a valori ‘spirituali’.

Con il trattato di Maastricht, l’UE sviluppò invece una dimensione prettamente federalista, intesa nel suo aspetto storico-sociale di affermazione di principi di libertà, solidarietà e uguaglianza.

Questa ricerca è basata principalmente su fonti secondarie come volumi, saggi e articoli, che perlopiù nel corso degli ultimi tre decenni, da quando cioè la dimensione sociale ha assunto un ruolo di maggiore rilievo nell’ambito dell’UE, hanno analizzato la questione della parità di genere in maniera più puntuale ed approfondita. Di grande importanza si sono rivelate altresì le fonti reperite sul web, e principalmente quelle legate alla produzione legislativa e giudiziaria dell’Unione Europea. I siti web dell’UE forniscono infatti un quadro molto chiaro ed esaustivo di quelle che sono le attività svolte dall’Unione nei vari ambiti della propria competenza, a ulteriore dimostrazione di quanto i diritti umani rappresentino un settore di capitale importanza nelle dinamiche comunitarie. Per la realizzazione di quest’opera intendo porgere un sentito ringraziamento alla facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Roma ‘La Sapienza’, la quale mi ha fornito la possibilità, attraverso la frequenza del dottorato di ricerca in ‘Studi Politici’, con annessa erogazione di una borsa di studio, di approfondire tematiche di sicuro interesse che hanno forti implicazioni nella vita quotidiana di ognuno di noi.

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